Luciano Spalletti è sempre più nel ciclone. Dopo gli attacchi della stampa di ieri, arriva via tv quello del critico del Corriere Aldo Grasso ospite a Speciale Calciomercato di Sky Sport. L’analisi sulla comunicazione di Spalletti è senza appello. Spiega Grasso: «Nelle immagini viste Spalletti conclude sempre dicendo “questo è il mio pensiero”. Ho avuto l’impressione che quando è stato nominato Ct della Nazionale ha voluto fare qualcosa di più, quasi una sorta di religione della Nazionale. E cioè ha cominciato a togliere la PlayStation, ha messo i comandamenti, ha usato la parabola del figliol prodigo per convocare Fagioli, ha invitato i dieci profeti del bel calcio. Ha messo i sei comandamenti, non dieci, si è limitato a sei però sono comandamenti. Cioè non voleva soltanto cambiare la Nazionale, voleva cambiare il mondo. E quando si fanno questi passi qua di voler cambiare il mondo, poi tutta l comunicazione dipende da questo. Lui ha questo stile un po’ oracolare che va bene nei pre-partita quando disegni questi scenari in cui faremo, capovolgeremo. Poi quando le cose non vanno per il verso giusto, lui va molto in difficoltà». Invece, a parere di Grasso, non bisognerebbe «mai voler cambiare il mondo, mai mettere i comandamenti, attenersi al proprio lavoro. Però lo si fa in termini calcistici non in termini “religiosi” oracolari. poi si trova in difficoltà, c’è la partita, l’adrenalina, il nervosismo, poi lui ha una resistenza di venti secondi, fa un discorso di senso compiuto di venti secondi e poi non si capisce assolutamente che cosa voglia dire». Eppure «la comunicazione oggi è troppo importante, poi finisci con l’avere un’immagine negativa. L’incidente con i giornalisti? Cominciano che si sentono di avere la stampa contro, si sentono circondati, nasce l’idea di un complotto. Se i rapporti fossero più sereni, se anche uno smitizzasse, uno dei compiti degli allenatori dovrebbe essere quello di smitizzare sé stessi e quindi anche tutto il discorso. Lui sta mitizzando la Nazionale».