L’”altro” Mariotto: «Nella mia esistenza Dio ha rappresentato Tutto. A me piace definirlo l’Inevitabile»

La giuria di Ballando con le Stelle: al centro, vestito di bianco “spicca” come suo solito Guillermo Mariotto.
Foto: Ufficio Stampa Rai

Guillermo Mariotto non è soltanto la firma stilosa sulla bocca di tutti. Alla pari – e per taluni aspetti narrativi del programma – perfino più della stessa conduttrice Milly Carlucci, è oggi uno dei protagonisti indiscussi del talent “Ballando con le stelle”, in onda nel sabato sera di Rai1. E questo fin dall’esordio televisivo del format, che risale a molte stagioni fa. Ma a noi piace andare controcorrente: e allora, in luogo delle contumelie del reality targato servizio pubblico, decidiamo di indagare a fondo su una caratteristica di Guillermo fin qui poco (o male) raccontata: la sua incrollabile religiosità. 

Guillermo, come ti poni al cospetto dei dogmi?

Una bella domanda. Ma anche niente affatto semplice. Penso che convenga prendendoli in considerazione uno a uno.

Proviamoci, allora. Cominciamo da quello imposto di imperio da un papa: la Verginità di Maria. In nessun Vangelo se ne parla: eppure tutti i cattolici “debbono” credere che Cristo nasca da una vergine. 

Io partirei da una premessa imprescindibile. Amo in profondità l’idea di un unico Dio. Alla domanda cosa rappresenta il tuo Dio? Io rispondo con armonia: è semplicemente Tutto. Partendo da questa banale considerazione, l’idea dell’unità si fa perfetta. Non c’è alcuna separazione di sorta. A mio parere, quanto sta accadendo nello stesso istante in cui discorriamo – o è già successo nel corso della storia – è Tutto. Un mio amico lo definisce l’inevitabile: chiama Dio l’inevitabile, capisci? Anche a me da molto piacere immaginarlo così.

Resta comunque inevasa la mia domanda.

Se Lui, se Tutto ha voluto che nel Concilio si decidesse in questo senso, a me va bene. Non mi pongo il problema. L’idea di Maria, e per esteso l’idea del femminile è qualcosa di meraviglioso. Da Osiride e fino a oggi. Vergine per un periodo poi, a seguire, e soltanto nei casi non inerenti la fede, non più vergine. 

Ma così è troppo semplice…

Tu credi? Per inverso, il fatto che Ella sia nata Vergine, per me è già una garanzia. Non sta a noi sapere se ha concepito da Vergine rimanendo tale e se, per quanto accaduto c’è una motivazione recondita. A me basta sapere che una larghissima porzione dell’umanità si ritiene guidata dal mio stesso Dio. Se poi questa Entità Suprema ha deciso che la storia di Maria andasse propagandata seguendo determinati canoni, a me sta bene questa versione.

In questo modo non si rischia di costruire un mondo a se stante, perfezionato da dogmi intangibili?

Nel mio girovagare ho provato a indagare nel cuore di più religioni. Mi sono imbattuto anche in Hanuman: secondo la narrazione della credenza indù, si tratta di un’entità equivalente al nostro Gesù Cristo. È considerato il Dio Scimmia. Documentandomi, ho scoperto che Hanuman nacque dal ventre di una donna india, all’interno di una caverna sull’Himalaya. La leggenda narra che una vergine fu fecondata dal vento, e nacque un uomo scimmia. 

Da qui a credere che si tratti di realtà, ne passa…

Ma il mio intento è solo quello di farti comprendere che, al cospetto del dio scimmia, la storia della Vergine è perfino troppo light. Hanuman ha in mano una montagnetta, e sorride perché – essendo figlio del soprannaturale – ha consapevolezza della sua forza. La storia racconta che suo padre Shiva è punto da un dardo avvelenato. L’antidoto al veleno che lo paralizza è presente in un fiore che cresce sull’Himalaya, ma Shiva si trova nel Sud dell’India, paralizzato. E quel fiore, laddove venga raccolto, muore durante il tragitto. Cosa fa allora Hanuman? Per salvarlo porta l’Himalaya da Shiva. Capisci? Gli porta un intero gruppo montagnoso. Al confronto, la storia della verginità di Maria mi sembra perfino troppo credibile.

Stai dicendo che ogni religione è fatta di eccessi narrativi?

Forse, ma resto innamorato dell’entità Hanuman. E sono altrettanto meravigliose certe corrispondenze con il Cristo. E poi la forza, l’amore per il Dio, la pretesa di trascinare l’Himalaya fino al Sud dell’India… 

Che rapporto hai oggi con la Chiesa intesa come Istituzione?

Mi hanno insegnato a rispettarla. E io continuo a rispettarla.

E da stilista: cosa pensi di certe “divise” esagerate usate dai prelati? Papa Francesco, per dire, ne ha riposte molte in soffitta…

Se lo chiedi al Mariotto stilista, debbo ammettere che, come feticista, adoro le divise. La caratteristica principale della divisa è la sua capacità di incutere rispetto. Ma se la materia riguarda le “divise” dei preti, esse mi incutono un rispetto diverso: diciamo di carattere profondamente spirituale. 

Ho la sensazione che, in generale, ci sia una domanda di “nuova” e “diversa” spiritualità. Sbaglio?

Insisto. In giro per il mondo ci sono milioni di persone che continuano a credere che l’Entità soprannaturale chiamata Hanuman sia nata da un’india fecondata dal vento: questa sola considerazione induce ad ammettere che, nonostante tutte le scoperte della scienza, si fa sempre più forte l’esigenza di soprannaturalità dell’uomo moderno».

Tu come sei arrivato al Cristo? 

La religione di Cristo mi è stata inculcata da genitori ed educatori fin dai difficili anni dell’infanzia. L’ho sempre trovata e continuo a trovarla così avvincente nella narrazione dei fatti che chiunque l’abbia anche inventata deve essere stato guidato da Dio stesso. 

AV