Wikipedia, il tafazismo, Massimo Maffei e quella voce (mai richiesta) cancellata dopo 20 anni assieme alla reputazione di una ”enciclopedia”

Dopo oltre venti anni di presenza su Wikipedia, Wikipedia si accorge che Massimo Maffei non esiste come notizia, e (a chiusura dei citati due decenni di permanenza della voce) decide motu proprio di cancellarne la pagina. 

Il Signor Censore e gli accoliti digitali agiscono evitando di porre in “allarme” il diretto interessato. Di fatto, però, neppure potrebbero, essendosi egli (per l’interminabile lasso di tempo della pubblicazione) costantemente astenuto dalla richiesta di “assurgere” a voce della sedicente “enciclopedia”. Con la conseguenza che: stesura, permanenza ventennale e baldanzosa cancellazione, risultano – oggi – atti portati a compimento passando sopra la testa del “prescelto”. 

Una linea di azione goffa, risibile e autolesionista, che non regredisce affatto nel gesto ridanciano. Qui sono in ballo il prestigio e la carriera di un personaggio pubblico, sul cui nome mai alcuno ha azzardato ridimensionamenti di sorta nel corso di 38 anni di sfavillante giornalismo o praticato atti valicanti la diffamazione. Che nella fattispecie potrebbe anche raffigurarsi, malgrado gli approcci ridicoli di cui discorriamo. 

Poniamoci qualche (lecito) quesito.

Non risulta bizzarro che, al Signor Censore dell’”enciclopedia”, per evitare l’”onta” della cancellazione non appaiano bastevoli i due decenni di “militanza” sulle pagine da lui stesso rappresentate? Possibile – si chiederebbe il lettore – che in 20 anni nessuno all’interno di Wikipedia abbia notato come si stesse “usurpando” uno spazio? 

Credibile che al Signor Censore non siano apparse sufficienti le (oltre) mille Consulenze in onda, consumate in Rai dal “prescelto” nelle vesti meno organicamente definite di Opinionista (e presso le più importanti produzioni della Tv di Stato?) 

Lecito che il dispensatore di cultura digitale non sia stato convinto neppure dalla Direzione pluriennale del Radiocorriere Rai (dal 2001 al 2008) e di una decina di riviste (due delle quali, ancora oggi le più vendute in Italia in termini percentuali)? 

Accettabile che abbia valutato come carta straccia un libro narrante la Storia d’Italia, dalla nascita della Repubblica e fino al 2010; un saggio sulla Prima Guerra Mondiale; le firme poste, per decenni, in calce agli articoli vergati per quattro diversi quotidiani di rilevanza nazionale; gli editoriali pubblicati in prima pagina dal più antico quotidiano d’Italia?

L’autoflagellamento tafazista del Signor Censore e dei suoi “accoliti digitali” ha condotto a un unico fine: infliggere alla”enciclopedia” del web il più grave dei danni reputazionali. Perché – oltre tutto già sopra menzionato – 20 anni per difendere una seria ”enciclopedia” da un “assalto esterno non gradito” risultano un’abominevole enormità. 

Anche nella renitente Italia della burocrazia allupata.

(MasMaf)