Spalletti polemico dopo qualificazioni: «Divento una belva». Nessun patto coi giocatori per cambio formazione

Il dopo-partita con la qualificazione portata a casa al 97esimo, dopo una prestazione scialba, da dimenticare, mette in mostra un Luciano Spalletti polemico. La parola che non vuole sentire nominare in conferenza stampa è paura: «Fa parte di questo lavoro. Io sono uno che vuole bene a tutte le persone che incontra, se poi vedo che delle persone mi prendono di mira allora divento una belva. Al sorteggio eravamo tutti lì a dire che non siamo stati fortunati. Stasera poteva vincere anche la Croazia perché è una squadra forte. Dopo poi si fanno le analisi, è corretto, ma non dobbiamo prenderci per il c**o se si perde una partita. Io non sono un tipo invidioso, io voglio solo fare bene il mio lavoro e non voglio ancora più pressione di quella che già ho addosso e vi assicuro che ne ho già tantissima». Il Ct diventa iroso quando gli si chiede di un presunto patto coi calciatori al quale avrebbe fatto seguito il cambio di formazione rispetto alle prime due gare: «Mi parla di patto, ma lei quanti anni ha? Io ho 65 anni, le mancano ancora 14 anni di pippe per arrivare alla mia esperienza. Lei lo dice perché è quello che le hanno detto. Io ci parlo coi calciatori, qual è il problema? Non si prenda delle licenze che non sono sue, sono debolezze di chi racconta le cose. C’è un ambiente interno e un altro esterno e se nell’ambiente interno c’è chi racconta le cose non vuole bene alla Nazionale. Qual è la qualità della scoperta in questo caso qui? È una cosa normalissima. Io ho fatto la tesi a Coverciano sul 3-5-2, poi gliela faccio vedere. Patto perché? Alla fine eravamo sei calciatori offensivi e l’abbiamo tenuta in equilibrio. Noi abbiamo già giocato così ma la qualificazione è meritata per quello che s’è visto in campo, per ciò che s’è visto nel primo e nel secondo tempo il passaggio è meritato. Voi avete detto a me che era il girone della morte, non l’ho detto io».