Sindacato Medici: meno operatori e meno soldi. Sanità per tutti a rischio

«Il Documento di Economia e Finanza (DEF) 2024 in discussione oggi  in Aula a Montecitorio è un documento transitorio perché le misure concrete si discuteranno  in autunno  con la prossima  Legge di Bilancio. Ci attendavamo, invece,  scelte importanti per la sanità,  per i medici e il personale sanitario, che sono state, ulteriormente, rimandate»: lo dice Pina Onotri, Segretario Generale dello SMI. Che spiega: «Sono solo evidenti i dati, riferiti anche dalla Corte dei Conti, dedicati  agli investimenti pubblici  per la sanità  nei prossimi anni, che  confermano la riduzione del rapporto fra la spesa sanitaria e Pil. Finanziamenti  che risultano essere  sia  inferiori agli anni scorsi, sia con la media europea e che mettano a serio rischio la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale. Ci chiediamo quali  siano le risorse per attuare le riforma della medicina generale?  Il Parlamento e a conoscenza che i medici di famiglia nel nostro paese, secondo l’Annuario statistico del Servizio Sanitario Nazionale per il 2022, sono scesi ancora, da 40.250 a 39.366 unità? Intere zone d’Italia sono ormai senza medici di famiglie; se a  tutto questo si aggiunge la crisi del  sistema ospedaliero, gravato dai problemi legati ai pensionamenti, dall’aumento dei casi di fuga dal pubblico ma anche di ricerca di opportunità di lavoro all’estero, legata a condizioni economiche più vantaggiose, il quadro divento scuro».

«Se questo non bastasse si aggiunge, che, a causa delle difficoltà economiche, le famiglie decidono di limitare  le spese per la salute e rinunciano alle cure. Il fenomeno avviene molto più spesso nelle regioni del Mezzogiorno, proprio quelle dove l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) è inadeguata per la conseguente insufficiente offerta pubblica di servizi sanitari. L’accesso alle cure e l’impossibilità di far fronte ai bisogni di salute con risorse proprie rischiano di compromettere la salute e la vita dei  ceti più poveri,  di peggiorare ulteriormente con l’autonomia differenziata, che sposta risorse nelle regioni più ricche».

«Occorre, per queste ragioni – conclude Onotri – fermare il definanziamento pubblico  della sanità  per evitare  l’affossamento del SSN,  compromettendo il diritto costituzionale alla tutela della salute dei cittadini , in particolare per le classi meno abbienti e per i residenti nelle regioni del Sud. Lavoreremo, insieme a tutte le forze disponibili del Paese a una inversione di tendenza nella prossima  Legge di Bilancio per garantire il bisogno di salute a tutti i cittadini italiani».