Scurati e la polemica sull’antifascismo: trascinato in una lotta nel fango

«MI auguro di tornare a essere presto un professore, un padre: sono stato chiamato da un programma della tv che pensavo fosse di tutti, in prossimità del 25 aprile perché ho scritto almeno cinque libri che hanno affrontato quel periodo, mi sono sentito in dovere di ricordare l’anniversario e dicevo le mie idee e muovevo le critiche a chi ci governa, e per questo sono stato trascinato per i capelli in una lotta nel fango»: ospite di Che tempo che fa, Antonio Scurati ripercorre le tappe della polemica più dibattuta del momento. «Mi stavo facendo la barba ero pronto, è arrivata la telefonata della conduttrice che non conoscevo, era affranta e ha detto: la sua partecipazione è stata annullata. Non ho risposto a chi mi chiamava, ho cercato di non replicare anche se ero dispiaciuto. La cosa più grave è che ad un certo punto della giornata il capo del governo – dicendo che non sa bene come sono andate le cose (e questo mi pare un buon motivo per tacere direbbe mio padre) – usa delle parole sgradevoli, mi descrive come un avido. Non deve succedere che un capo di governo attacchi con frasi denigratorie un cittadino che è anche uno scrittore e dovrebbe poter esprimere il suo punto di vista».