Il 30 ottobre 1974 un giovane giudice istruttore padovano firma l’ordine di cattura nei confronti del generale Vito Miceli, comandante fino a luglio di quello stesso anno del SID, Servizio Informazioni Difesa, l’accusa è di «aver promosso, costituito e organizzato un’associazione segreta di militari e civili mirante a provocare un’insurrezione armata e un illegale mutamento della Costituzione dello Stato e della forza di governo…». Il Magistrato si chiama Giovanni Tamburino e dall’anno prima sta conducendo un’ inchiesta sull’attività dell’organizzazione eversiva, Rosa dei Venti. L’arresto fa un gran scalpore. Il Corriere della Sera il giorno dopo titola in prima pagina: L’ex capo del SID, arrestato per cospirazione politica. Luigi Pintor scrive sul Manifesto in quei giorni: «La vicenda Miceli non è uno scandalo militare, ma un colossale scandalo politico tutto da scoprire, una vicenda che chiama in causa i vertici del potere politico, lo Stato e i suoi governi, e ministri con nome e cognome». In quello stesso clima Pier Paolo Pasolini firmerà il celebre editoriale sul Corriere Cos’è questo golpe? Io so. Sembra l’inizio della resa dei conti con i protagonisti di trame eversive tese a condizionare pesantemente la vita democratica del paese. Sembra, appunto. Perché quel processo a Padova non si terrà mai. Paolo Morando ripercorre le vicende che hanno segnato quell’incredibile inchiesta.