Rai1. Insegno lascia e attacca: «Certe accuse mi hanno fatto schifo: mi hanno usato per attaccare il governo»

Foto: Ufficio Stampa Rai

Fra polemiche, veleni e attacchi di natura politica, Pino Insegno si accinge ad abbandonare la fascia preserale di Rai1: al suo posto – messo in soffitta Reazione a Catena – torneranno Marco Liorni e L’Eredità. A TvBlog Insegno non ammette una sua eventuale “colpa” per l’evidente calo di ascolti. Che avrebbe procurato malessere perfino all’interno del Tg1, a buona ragione allarmato dal mancato traino della trasmissione (in più occasioni battuta da Canale5 e La Ruota della Fortuna). «Abbiamo raggiunto anche il 25% – dice – il vero problema è che per tre mesi non c’è mai stata continuità. Un giorno sì e un giorno no avevamo un grande evento contro, magari programmato su Rai2. Dovevi sempre combattere con qualcuno e non abbiamo potuto fidelizzare al meglio il pubblico. Non è un caso che Mediaset abbia deciso di mandare le repliche. Comunque, ci siamo difesi egregiamente. (…) Osservando i dati, si può constatare che il telegiornale di Rai1 ha sempre vinto e sconfitto la concorrenza. Ho sempre chiuso la trasmissione con numeri importanti. Mi è dispiaciuto leggere notizie non corrette. Si sono persi 2-3 punti percentuali, ma non facciamo il 15%. Ripeto: se una flessione c’è stata è per gli episodi eccezionali che si sono susseguiti quest’estate. Abbiamo subìto una concentrazione incredibile di avvenimenti». Quanto a quelli che liquida come attacchi personali, spiega: «L’unico fatto che mi può essere contestato è l’aver pubblicamente appoggiato Giorgia Meloni, una persona che stimo molto. E’ come affermare che siccome sono della Lazio, allora romanisti, milanisti e juventini mi odiano. Se avessi parlato male di una squadra antagonista avrei compreso questi attacchi, ma non l’ho mai fatto. Ho sempre rispettato tutti, non ho mai rifiutato una foto o un autografo ai fan. Quale sarebbe l’immagine sbagliata che ho dato di me?» In più «non sono l’unico conduttore che ha espresso la sua posizione. Non ho fatto nulla di male e nell’armadio non ho scheletri. Anzi, non ho nemmeno una falangetta, se non la colpa di essere amico della Meloni. Certe accuse mi hanno fatto schifo, volevano attaccare il governo e hanno usato me. Perché quando non mi hanno più visto in video nessuno ha detto niente? Eppure all’epoca non ero schierato, non avevo bandiere. Quando lasciai Reazione a Catena ero solo un bravo conduttore che veniva allontanato nonostante portasse a casa un programma di successo». Comunque sia, Insegno spera ancora nella conferma alla guida di Reazione a Catena per il 2025: «Me lo auguro – afferma – se poi trovano qualcuno più bravo, ben venga. Penso di aver svolto un ottimo lavoro». Quanto ai nomi sui possibili sostituti, taglia corto, è solo «una fake». «La Rai voleva testare nuovi volti per alcuni giochi, ma non su Reazione a Catena. Il nostro programma era l’unico con una scenografia già montata e per questo abbiamo ceduto per mezza giornata lo studio per delle prove».