Nel “Rapporto Civico sulla Salute” Cittadinanzattiva denuncia la preoccupante crescita del numero di cittadini in lista di attesa: siamo a più 2,8% rispetto al 2022 e addirittura a più 8,6% sul 2021. Lo scivolone della sanità pubblica comporta anche che il 9% delle donne e il 6,2% degli uomini rinuncia alle cure. Complessivamente oltre il 7% della popolazione fa a meno di visite e accertamenti diagnostici a causa dei tempi biblici di attesa che spinge un numero sempre più congruo di assistiti verso il privato.
Perché tanto per cominciare il 31,1% degli incagliati nelle liste di attesa denuncia di non aver proprio avuto un appuntamento a causa delle agende bloccate. Una pratica fuorilegge ma attiva in molte Asl
Una visita di controllo oncologica è fissata anche a 480 giorni di distanza.
L’asportazione chirurgica di un tumore alla prostata anziché un’attesa (già abnorme) di 30 giorni comporta un rinvio di 159 giorni.
In oculistica, per un controllo si può arrivare a 468 giorni.
Per un ecodoppler dei tronchi sovraortici si può anche dover attendere circa un anno e mezzo, per l’esattezza 526 giorni.
Tutto questo mentre la manovra di governo destina alla sanità la miseria di 1,2 miliardi “lordi” contro i 4 richiesti dal ministro Schillaci.