Occidente salvo per un millimetro? A Trump morto sarebbe guerra civile. Mieli: a Cina, Russia e Iran conveniva

«Questione di un millimetro. Fosse andato a segno il colpo di Thomas Matthew Crooks, gli Stati Uniti sarebbero precipitati in una guerra civile. Probabilmente, con il caso Biden ancora in alto mare, sarebbero andate a monte le elezioni presidenziali previste per il prossimo 5 novembre. E con il sistema statunitense paralizzato, l’intero Occidente sarebbe stato messo in ginocchio. Più di quanto non lo sia già»: lo scrive Paolo Mieli sul Corriere. 

Ci appare chiaro il quadro generale che sta sullo sfondo dell’attentato a Donald Trump. Da anni un Occidente sprovvisto di leader — eccezion fatta per Joe Biden al netto dei problemi ben noti — è sotto scacco di Cina, Russia e Iran che fanno proseliti a man bassa nel cosiddetto Sud del mondo… L’incognita più importante (è proprio) quella statunitense… Trump è l’incognita più grande. Putin in ogni sua dichiarazione fa in modo di farcelo apparire come una sua marionetta. Ma l’uomo, con le sue mattane, potrebbe rivelarsi una sorpresa. Non è detto che — dovesse tornare alla Casa Bianca — si trasformerebbe in un docile esecutore degli ordini russi, iraniani e cinesi. Beninteso: per quel che ci riguarda consideriamo Biden affidabile e Trump no, assolutamente no. Ma, per andare sul sicuro, a Mosca, Pechino e Teheran una guerra civile che travolga gli Stati Uniti conviene in ogni caso assai più dell’imprevedibilità di Trump. Con questo sia chiaro non intendiamo insinuare che quei tre Paesi o altre entità a loro collegate abbiano avuto niente a che spartire con l’attentato al Butler in Pennsylvania. Vogliamo solo dire che, se il colpo di Crooks fosse andato a segno, Cina, Russia e Iran avrebbero avuto di che gioirne…