Lite in tribunale fra Striscia e Baglioni: sequestrato il libro “Tutti poeti con Claudio”. Ricci: «Trasecolo»

«I libri si criticano, non si sequestrano. Chi ama e rispetta la letteratura di solito ne è profondamente convinto. Ma non tutti sono dello stesso parere, visto che il cantautore Claudio Baglioni ha chiesto il sequestro del libro satirico “Tutti poeti con Claudio. Dispensa essenziale per il poeta moderno”, che passa in rassegna la produzione del cantautore romano in maniera ironica. Un testo poi effettivamente messo sotto sequestro su ordine del Gip del Tribunale di Monza nel 2022, sia per quando riguarda le copie cartacee che per quelle digitali»: lo scrive Striscia la Notizia. Giovedì scorso si è infatti aperto al Tribunale di Monza un processo che coinvolge come imputati Antonio Ricci, ideatore di Striscia la Notizia, i conduttori Ezio Greggio, Enzo Iacchetti, Gerry Scotti e l’inviato Antonio Montanari, alias “Mago Casanova”, che sono stati accusati di diffamazione da Baglioni. “Tutti poeti con Claudio” – annota il sito della trasmissione satirica – è un’opera collettiva nata dalle moltissime segnalazioni arrivate al tg satirico su tutti i poeti e gli scrittori che hanno collaborato – a loro insaputa – ai testi di Claudio Baglioni: da Pier Paolo Pasolini a Cesare Pavese, da Mark Twain a Emily Dickinson, da Oscar Wilde a Francis Scott Fitzgerald, da Franz Kafka a Jacques Prévert a tanti altri.Secondo l’accusa il testo e i contenuti diffusi da Striscia diffamerebbero Baglioni insinuando che il cantautore abbia copiato testi di poeti e letterati senza dichiararlo apertamente. Per gli avvocati di Baglioni la pubblicazione e il programma avrebbero «denigrato l’artista rovinandone l’immagine». L’avvocato Salvatore Pino, legale di Striscia spiega a La Repubblica: «Non è chiaro in quale modo i miei assistiti avrebbero arrecato danno a Baglioni. Le frasi riportate sono oggettive e si notano chiaramente le similitudini con i testi di altri autori. Evidenziarlo, tra l’altro utilizzando la satira, è legittimo». Mentre Antonio Ricci, scrive: «Sono trasecolato, allibito da questa accusa. Non si sarebbe nemmeno dovuti arrivare a processo. Il sequestro del libro è un atto gravissimo di censura; il volumetto non era altro che una raccolta di testi messi a confronto in modo oggettivo, con una chiave ironica. Il nostro è diritto di critica e di satira. Non è obbligatorio inchinarsi davanti ai mostri sacri, possiamo dire il nostro punto di vista e sottolineare che ci siano somiglianze tra i testi di Baglioni e quelli di altri autori e letterati. Noi, tra l’altro, per accortezza non abbiamo mai parlato di “plagio”, abbiamo detto che “pinza”, che attinge da varie opere senza dichiararlo. Se avesse tratto ispirazione dichiarandolo, come faceva ad esempio Fabrizio De André con Spoon River, sarebbe stato un altro discorso, anzi, un arricchimento culturale».

Foto di Angelo Trani e Alessandro Dobici