Non trova pace il ricordo di Caravaggio. Che pure – volendo qui assecondare gli studi dell’archeologa Giovanna Anastasia – nel corso della sua esistenza poco o nulla ostentò dell’artista maledetto. A secoli di distanza, Michelangelo da Merisi torna protagonista delle cronache. Il mistero che avvolge le ultime ore dell’artista, resta fitto. Secondo il parere di alcuni studiosi, l’artista sarebbe morto di sifilide, malattia venerea contratta a causa delle numerose frequentazioni con le prostitute, alle quali – a dar credito alle cronache dell’epoca – era solito accompagnarsi. Per contro, secondo gli studi del professor Vincenzo Pacelli, ordinario di Storia dell’Arte Moderna alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Napoli Federico II, il presunto “pittore maledetto” sarebbe stato assassinato dagli emissari dei Cavalieri dell’Ordine di Malta. E non sarebbe morto a Porto Ercole, ma a Palo Laziale. Poi ci sono gli studi dell’archeologa Giovanna Anastasia. A sentire lei, sarebbero schiaccianti le prove sulla presenza della tomba del Merisi in Toscana. L’abbiamo raggiunta.
Dottoressa, proviamo a riassumere i fatti? Dove si trova secondo lei la tomba del Caravaggio?
I resti furono sepolti nel cimitero di San Sebastiano. Questo luogo veniva normalmente utilizzato per seppellire la cosiddetta gente comune del popolo di Porto Ercole in Toscana. Se ne prendevano cura i padri di Santa Croce, che gestivano anche la salute degli ammalati dell’ospedale.
Dove ha scovato i resti del pittore?
In seguito ad alcuni lavori stradali, nel 1956 venne alla luce una grande quantità di ossa umane. Questi resti furono gettati in larga parte nelle discariche. Finché qualcuno fermò gli operai, asserendo che proprio in quel punto si trovava la sepoltura del Caravaggio. Questo individuo fece portare le ossa residue nell’ossario del cimitero di Porto Ercole, dove rimasero fino al 2010. Solo a quel punto iniziò la ricerca delle ossa del pittore.
Come fa a essere sicura dell’autenticità delle spoglie?
L’autenticità dei resti è stata decretata dall’esame del DNA, confrontato con i discendenti del pittore. Da queste indagini è emerso un notevole grado di compatibilità.
Come sarebbe morto Caravaggio?
La causa della morte di Caravaggio non si può ben determinare, perché l’atto di morte riporta un generico “Per malattia”. Dall’esame delle ossa è risultato un alto tasso di metalli pesanti, quali il mercurio e il piombo. Si tratta di metalli contenuti nei colori usati per dipingere. Inoltre sappiamo che Caravaggio soffriva di malaria, com’è documentato dai suoi ricoveri nell’ospedale dei poveri a Roma. La somma di queste patologie, unita a uno stile di vita disordinato, lo avrebbero reso sensibile a un’infezione che lo portò alla morte.
Dunque, nessun resto è stato trafugato.
Che le ossa del Caravaggio siano mai state trafugate – ma anche quando, da chi, e da dove – mi sembra una delle innumerevoli leggende fiorite nel corso degli anni intorno alla vita del pittore. Soprattutto dopo il 1960, quando da artista famoso, ma noto soltanto negli ambienti dell’arte, assurge a una fama paragonabile a quella di una rockstar dei tempi nostri.
Si spieghi meglio.
Tutto accade in seguito a un fortunato sceneggiato televisivo, che puntava all’esaltazione del “pittore maledetto”. Da allora sono scaturite leggende e miti diffusi. Alcuni dei quali – dispiace dirlo – corroborati perfino da alcuni storici dell’arte, che hanno preso per buoni degli espedienti maldestramente utilizzati per renderne più spettacolare la sua figura.
Rewind 2016_2023 Pubblicato su Il Mediterraneo nel 2018