Vendetta su Israele. Iran prende tempo: non è detto sia bene. Cina: sostegno. Piazzato sottomarino nucleare Usa

Da molti giorni l’Iran ha reso noto di aver deciso di vendicare l’uccisione del leader di Hamas Haniyeh, avvenuta mentre era ospite sul suo territorio. L’imminenza è un concetto ribadito più e più volte anche da diverse fonti occidentali: la strategia è l’attesa, in una guerra psicologica che logora gli israeliani e fa guadagnare tempo agli iraniani. 

Come puntualmente riportato dal Telecorriere, ieri è si è affermato che un eventuale cessate il fuoco a Gaza potrebbe far tornare sui suoi passi l’Iran. Eppure o segnali che vanno in direzione opposta (anche oggi) non mancano. Mohammad Javad Zarif, artefice di una certa “distensione militare” ha rassegnato le dimissioni dalla carica di vicepresidente per gli affari strategici, consapevole che il suo coinvolgimento non era più accettato dalla Guida Suprema, Ayatollah Ali Khamenei. Dal canto loro gli Usa, hanno già dislocato una portaerei e un sottomarino, e con la Gran Bretagna fornito i mezzi militari per la difesa dello stato ebraico.

Perfino il  ministro degli Esteri cinese, Wang Yi ha fatto sentire la sua voce affermando che «la Cina sostiene l’Iran nella difesa della sua sovranità, sicurezza e dignità nazionale, nel rispetto della legge, e sostiene l’Iran nei suoi sforzi per mantenere la pace e la stabilità nella regione». Insomma: se il Pentagono intervenisse a sostegno dello stato ebraico, potrebbero esserci “conseguenze gravi” per gli Stati Uniti.