L'OPINIONE DI MASSIMO MAFFEI
La frenesia del possesso; l’inettitudine a elaborare il lutto da “isolamento di ritorno”; l’incapacità di accettare un regolare iter di separazione dalla partner; ma – pure – la smania incontrollabile di dominio; le velleità di sopraffazione; l’aberrante spasimo all’annullamento fisico e psicologico dell’altra: ogni peculiarità legata all’estremo atto del femmicidio passa attraverso l’ottenebramento del genere maschile. Ecco perché la sua estirpazione è affare legato all’emancipazione del- l’uomo, l’autentica questione mora- le e culturale di questo inizio secolo. Lo scorso anno – secondo i dati del Ministero dell’Interno – le donne uccise da “mano amica” sono state 118. A far di (blasfemo) conto: una ogni tre giorni. Superfluo sottolineare come ci si laceri al cospetto di una tragica piaga sociale. Erano – sono – donne comuni, mogli, madri, lavoratrici. Ammazzate nel silenzio osceno dei muri domestici o inseguite per strada, sempre più spesso trucidate nell’indifferenza (a)sociale. Che non vede, non sente, non parla. Accoltellate, sfregiate nel corpo e sull’anima, colpite a morte con pistole o fucili, in ossequio a una delirante pretesa di possesso fisico. Che amore mai ha conosciuto. Deflagranti i numeri già a disposizione per l’anno appena iniziato: nei primi due mesi si assommano 11 donne ammazzate, un computo incalzante, che fa ulteriormente svettare il raccapriccio delle percentuali portatrici di morte: una vittima ogni 2,7 giorni. In un orrore che sembra non avere fine, capace di nutrirsi del suo stesso odio. Neppure la (parziale) rielaborazione del Codice Rosso sembra placare la conta delle aggressioni: la prevenzione e il contrasto – sebbene invocati a ogni livello istituzionale – non contano i risultati sperati. Mentre il dramma dei numeri fotografa la trasversalità degli atti efferati, capaci di lordare ogni angolo della penisola. C’è urgenza di una seria riqualificazione della sfiorata “uguaglianza” di genere, eppure ActionAid denuncia tagli nella spesa, concernente il contrasto: “Senza risorse sufficienti e politiche mirate al- la prevenzione – rincara la vicesegretaria Katia Scannavini – si continuerà ad intervenire sempre e solo in risposta alle violenze già subite dalle donne”. E’ insufficiente il numero di braccialetti elettronici, che – in caso di querela preventiva della vittima – aiuterebbero a mantenere i violenti alla larga; ancora troppo spesso, la scarsità di mezzi concorre a rendere vana la determinazione delle donne maltrattate a rendere pubblica ogni vessazione. Eppure – lo ribadiamo ogni giorno a “Storie Italiane”, su Rai1 – l’unica via resta proprio la denuncia. Malgrado l’ottundimento diffuso. Il sogno, capace di volare alto sulla cruda quotidianità è, di contro, la nascita di un movimento “maschile e anti-maschilista”, votato a compiere ogni atto d’amore, per contribuire attivamente alla cancellazione definitiva di ogni violenza di genere.