Il corsivo. Gli italiani sono stufi: uscite dai Palazzi a confrontarvi con chi vota

di Massimo Maffei 
direttore@telecorriere.com

Non c’è occasione in cui metta piede in uno studio televisivo con il cuore in pace. Sento nel petto l’oppressione e il tumulto di chi è delegato dai telespettatori a farsi portavoce di un malcontento che si fa sempre più diffuso. Di una tristezza divenuta congenita. Di un senso della sconfitta capace di attanagliare la parte buona del Paese.

Malagiustizia e malgoverno (a partire da quello locale) ci stanno mettendo in ginocchio. I parenti delle vittime di omicidi, che appaiono sempre più inspiegabili ed efferati sono puntualmente ristretti nell’ergastolo del dolore. Mentre gli assassini godono di un giustificazionismo che mette orrore. O, ed è il migliore dei casi, pagano le loro infide colpe “costretti” sui divani di casa. Una larghissima percentuale di italiani non si sente protetta dallo Stato. Pronto, per contro, a diventare canaglia, quando concede mille garanzie ai delinquenti, e lascia le vittime delle loro crudeltà esanimi e prive di un aiuto concreto. Questo è il Paese dove è nata la Giurisprudenza. Dove, per la prima volta, si è “parlata” la Legge. Dove si filosofeggiava equità. Esami centrali della Laurea in Legge si chiamano Storia del Diritto Romano e Istituzioni del Diritto Romano. Oltre 2000 anni di passato: di background si direbbe oggi. Appaiono come gettati alle ortiche. Sacrificati su un perdonismo che non ha più limiti. Dice: le leggi ci sono, sono i giudici che non le applicano. Bene, anzi malissimo. Il nostro ordinamento è un cerchio perfetto, dentro al quale chi controlla è anche controllato. Chi ha spezzato quella rotondità. E perché? I cittadini esigono risposte da chi hanno demandato a rappresentarli. Uscite dai Palazzi. E spiegateci. Siamo stanchi. Non ne possiamo più.