I periti: Impagnatiello era pienamente capace di intendere e di volere. Adesso rischia l’ergastolo 

Alessandro Impagnatiello era «pienamente capace di intendere e di volere» quando uccise con 37 coltellate Giulia Tramontano, la fidanzata incinta di sette mesi: è il risultato della perizia firmata dallo psichiatra forense Pietro Ciliberti e dal medico legale Gabriele Rocca. La difesa sosteneva che era affetto da un disturbo della personalità di tipo «paranoide».

Impagnatiello – accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà, dai futili motivi e dall’aver ucciso la convivente, di interruzione di gravidanza non consensuale e di occultamento di cadavere – adesso rischia la condanna all’ergastolo. 

Secondo gli esperti l’imputato presenta «tratti di personalità narcisistici e psicopatici», ma non psicopatologici. Ha ricostruito gli accadimenti «con piena lucidità e senza confusione» mentre nella sua «storia sociale e professionale» non c’erano problemi di «natura psichica». Impagnatiello è stato anche «capace» di adattarsi alla vita in carcere, salvo uno «screzio ansioso-depressivo» e ha dimostrato «piena consapevolezza» di ciò che ha fatto, giustificando le sue azioni come «sfuggite al controllo».