Grasso. Techetechetè irrazionale inflazione repertorio. Teche a Rai Cultura per non disperdere patrimonio

«L’inflazione, la reiterazione, la ripetizione – scrive Grasso – le immagini sono come le parole, a furia di usarle si consumano, diventano gusci vuoti, automatismi ridicoli (pensate alla povera fine che ha fatto la parola “narrazione”)»

«Giorni fa, ho provato a fare un piccolo ragionamento sull’utilizzo scriteriato che Techetechetè fa del repertorio Rai. Di più: questa modalità è diventata un modello produttivo e la rievocazione dei settant’anni anni della Rai si è quasi tutta svolta all’insegna della frammentarietà e della nostalgia».

Lo scrive Aldo Grasso e spiega: «Sergio Barducci ha intervistato per Dagospia Michele Bovi, l’inventore di Techetechetè, nata sulle ceneri di Supervarietà, programma che assemblava le immagini di repertorio, ideato da Paolo De Andreis (un po’ come succede ora). Techetechetè delle origini non era solo un prodotto di montaggio ma era anche incorniciato da trovate autoriali. Michele Bovi è stato ancora più duro di me: «Techetechetè è un programma nato per scatenare memoria e confronti non per cedere a nostalgia e rimpianti. È la Rai a comportarsi male con Techetechetè: da qualche tempo sta devitalizzando questa gallina d’oro dell’estate con una insensata concorrenza interna. Un’irrazionale inflazione di materiali di repertorio. Forse – conclude Grasso – la gestione delle Teche dovrebbe passare a Rai Cultura con linee programmatiche ben precise per non svilire un patrimonio storico di importanza unica. Altrimenti la memoria rischia di diventare un catalogo sfibrato che obbedisce solo al primato gerarchico dello stampo (del calco, della copia)».