Lo scrive Aldo Grasso. E spiega: «Su Temptation Island abbiamo già scritto abbastanza: fa grandi ascolti perché è il programma che meglio ci rispecchia. Ci illudiamo di essere diversi da quegli sfessati di partecipanti ma siamo come loro, altrimenti non si spiegherebbero certi fenomeni politico-sociali di questi ultimi tristi anni.Non sarebbe difficile fare un elenco di ministri e parlamentari perfetti per i falò di Maria De Filippi. Però quei signori li abbiamo votati noi, il populismo non è un’astrazione, un fantasma da talk show. La retorica dell’audience è la stessa retorica delle votazioni plebiscitarie? Parrebbe proprio di sì. Ma allora viene da chiedersi: a cosa serve il servizio pubblico? Perché paghiamo un canone? La più grande “industria culturale del Paese” si spaventa per i numeri? La misura di un servizio pubblico non dev’essere comparabile con gli ascolti della concorrenza ma con la bontà del proprio prodotto.