Grasso e l’intervista del Tg1 a Sangiuliano: suicidio politico. La Tv usata male è implacabile

Qui sopra e in apertura due fermo-immagine dell’intervista rilasciata al Tg1 da Gennaro Sangiuliano. Adattamento del fermo-immagine a cura del Telecorriere

Aldo Grasso torna «sulla famosa intervista del direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci all’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per capire come abbia rappresentato uno dei momenti più ingloriosi della storia del Tg1». 

«Non per i contenuti, non interessano – precisa lo scrittore e analista – ma per la rottura di un patto che è fondamento stesso del concetto di servizio pubblico. 

L’intervista è stata inusuale sia per la collocazione (non era mai successo che dopo il tg ci fosse una coda così lunga, una «prima volta» nella storia della Rai) sia per l’argomento di carattere personale».

Precisa Grasso: «Pare sia stata sollecitata dalla premier Giorgia Meloni e ora, da quella sera, hanno buon gioco coloro che usano l’infelice espressione «TeleMeloni» che fino a quel momento poteva apparire solo come una forzatura giornalistica.Scopo dell’intervista era quello di separare i fatti privati del ministro da quelli del governo: Sangiuliano avrebbe dovuto confessare la sua debolezza, chiedere scusa in modo tale che le sue «scappatelle» venissero rubricate come gossip e non fossero confuse con l’impegno dell’esecutivo (…) le domande erano concordate, tra i due c’era stato prima un incontro (dichiarato) in cui avevano avuto modo di mettere a punto l’intervista».

Continua Aldo Grasso: «L’ex ministro ed ex direttore del Tg2 ha cercato solo di difendersi secondo le modalità di chi è costretto a chiedere scusa in pubblico, modello Chiara Ferragni. Se la televisione viene usata male, si rivela implacabile. Lo sventolare dei fogli con le ricevute della carta di credito, le lacrime finali hanno fatto il resto sul piano della comunicazione: era il telegiornale non Gigi Marzullo o Monica Setta! Un errore imperdonabile che ha decretato il suicidio politico di Sangiuliano, un’intervista che il Tg1 non avrebbe mai dovuto fare».