«Era già da un po’ che mi avevano allontanata dal dottore. L’ho salutato nella bara. Io che gli sono stata accanto tutti quegli anni»: il dottore è Silvio Berlusconi, l’estromessa Francesca Pascale, intervistata da Gente.
A farla fuori, secondo quanto lei stessa racconta fu Licia Ronzulli: «Lei e altri dicevano che ero un problema. Perché sostenevo i gay, parlavo a favore dei diritti civili, perché ero contraria al fatto che Forza Italia andasse nella pancia di Salvini, come invece voleva e fece poi la Ronzulli. Facevo rumore, casino, non stavo zitta. Forza Italia doveva far sentire la sua anima liberale, pensavo. Lo penso ancora».
Pascale ammette anche una rinnovata voglia di impegnarsi politicamente.
«Il mio impegno c’è sempre stato. Ma è vero che adesso vorrei che il mio partito, che è Forza Italia, ritrovasse lo spirito liberale del suo fondatore e che guardasse ai diritti civili e sociali, all’eutanasia, all’aborto». E niente spostamenti a sinistra: «Ma chi l’ha detto che i diritti degli omosessuali sono di sinistra? Lo stato deve garantire e rappresentare tutti i cittadini. Meloni vede l’omofobia stando al governo, vede i ragazzi in difficoltà e non fa niente. Questa è la cosa più triste».
Anche per questo invoca la discesa in campo di PierSilvio o Marina: «Forza Italia del resto appartiene a loro, i 90 milioni di fideiussione della famiglia. Forza Italia non è di Ronzulli, né di Gasparri, né tantomeno di Salvini, che ha disprezzato l’essere umano, ha respinto una barca piena di disperati, donne e bambini e si dice cristiano. Pure con la cannabis light ce l’ha, e così 11 mila posti di lavoro sono a rischio. Se alla Lega ci fosse Zaia, sarebbe tutto diverso».