Ritardi strutturali e sistematici con una frequenza non riconducibile soltanto a cantieri o eventi specifici: è la conclusione dell’indagine, durata un mese, che ha analizzato le corse di 7.931 treni veloci. Di questi, 6.159 hanno accumulato ritardi. Vale a dire quasi otto su dieci: un disastro. Il dossier è stato condotto dall’informatica Chiara Calore ed è nelle mani dei Radicali che porteranno il caso sui tavoli della politica.
Le frecce mettono assieme 260 viaggi ogni giorno: in un mese sono riuscite ad accumulare 1.881 ore di ritardo, vale a dire due mesi e mezzo.
Il dossier indica dieci tratte peggiori: AAVV Lecce Milano, Bari-Roma e Reggio Calabria-Torino non sono arrivate puntuali nemmeno una volta nell’arco di tutto il mese analizzato. Ed è bollino nero per la Reggio Calabria-Milano che una volta su tre arriva alla stazione Centrale con oltre un’ora di ritardo. Segue la Napoli-Torino: due treni su tre oltre la mezz’ora, uno su cinque oltre i 60 minuti. Record di ritardo mercoledì 2 ottobre: 196 minuti.
Scrive Chiara Calore (fonte Dagospia) «Creano l’illusione che i ritardi siano eventi eccezionali. La realtà è ben diversa: da questo dossier emerge l’altra velocità sulla linea AV di Trenitalia, un problema di ritardi strutturale e sistematico».E ancora: «L’analisi del mese di ottobre evidenzia un quadro critico, in cui la maggior parte dei treni AV soffre di ritardi cronici che appaiono ormai come la norma piuttosto che l’eccezione. Con il 78% dei convogli in ritardo e fasce orarie in cui le attese superano regolarmente i 15 minuti, emerge una situazione che va ben oltre l’imprevedibilità dei singoli episodi» «che si amplificano soprattutto nelle ore di punta, quando la rete è congestionata e diventa impossibile rispettare gli orari con la frequenza attuale dei treni. Questa condizione non solo compromette la qualità del servizio, ma espone i viaggiatori a continui disagi». La frequenza delle corse è da ripensare?