Claudia Cardinale: «Sono stata molto corteggiata, ma ho amato un solo uomo»

A 78 anni Claudia ritorna sul set per la 167esima volta. L’occasione è la realizzazione di “Niente di serio”, la pellicola firmata da Laszlo Barbo in uscita nelle sale nelle prossime settimane. 

«Quando il regista mi ha sottoposto il copione non ho resistito: è una commedia troppo divertente. Avevo messo nei conti che mi sarei divertita io stessa a girarla. E così è stato». 

CC arrotola le parole dentro uno dei suoi proverbiali sorrisi. Ed è difficile non restare avviluppati da cotanto fascino. Penso: ci sono persone dall’avvenenza rara che, pure, debbono chinare il capo dinanzi allo scorrere inesorabile dei decenni. Per inverso, le lancette degli orologi sono annichilite al cospetto di questa donna. La magia sta nell’arte di sedurre con gli occhi. Che non cono- sce età matura. Claudia è stata diretta da registi pluripremiati. E affiancata dai migliori attori che ella stessa si potesse au- gurare. Nonostante l’eclatante (e comprensibile) sovraespo- sizione mediatica, ha avuto anche l’accortezza di separare nettamente il lavoro dalla vita privata. Debbo qui confessar- lo: incontrarla mi ha rifatto tre- mare i polsi, dopo i troppi anni trascorsi a intervistare divette e presunte star. Una sensazione provata, prima di lei, soltanto al cospetto di Eduardo De Filippo, Nino Taranto, Luisa Conte, Fe- derico Fellini. 

La sua carriera di attrice è cominciata quando era molto giovane, o sbaglio? 

Ricorda bene, ma non era il mio desiderio. Diciamo che è stato un caso. A Tunisi, davanti alla scuola, si presentarono due registi francesi decisa- mente importanti. Non ho mai saputo se mi avessero notata davvero o se qualcuno avesse fatto loro il mio nome. All’epoca ero un vero maschiaccio e non mi dispiaceva lottare con gli altri ragazzi. La direttrice sconsigliò i registi, considera- ta la natura del mio carattere, e disse loro di lasciar perdere. Per fortuna non si lasciarono influenzare. Chiesero a mio padre il permesso di provinarmi, riuscendo anche nella difficile impresa di convincerlo. Questo mi permise di prende- re parte al mio primo lavoro: “Gli anelli d’oro”. Interpretavo il ruolo di un’araba velata. Su- bito dopo ho recitato in un film con Omar Sharif. 

Strano che non una professione tanto amata dalle donne non la affascinasse… 

Il fatto è che non mi consideravo particolarmente piena di fascino e bellezza… Per contro mia sorella, che era una bellissima bionda, desiderava recitare. Cosa che mi fa fatto crescere pensando che, in famiglia, l’arte dell’attrice fosse un territorio di sua competenza. Posso dire che il cinema mi ha fatto la corte: io sfuggivo, ma poi mi sono arresa perché è riuscito a conquistarmi. 

In Italia lei è apparsa nel 1958 in un film di Monicelli, “I soliti ignoti”. Un inizio alla grande. 

Direi di si, in quel film con me c’erano tre grandi attori: Ma- stroianni, Totò e Gassman. Parlavo pochissimo italiano, e fui doppiata. Dopo ho lavorato con tutti i grandi registi: da Visconti a Fellini, poi Zurlini, Germi, Bolognini, Zampa… 

Sarebbe bastato a chiunque: non a lei, che è volata in America… 

Ricordo perfettamente il mio primo film americano. Nella pellicola i miei genitori erano due grandissimi divi hollywoodiani: John Wayne e Rita Hayworth. Il titolo era “Il circo e la sua grande avventura” e la regia di Hanry Hathaway. Essendo ambientato in un circo, il mio personaggio prevedeva che facessi pericolose acrobazie: rifiutai categoricamente la controfigura. Cosa che in seguito ho sempre fatto nella mia carriera. 

Lei è stata anche protagonista di “C’era una volta il West”, un cult diretto da Sergio Leone: cosa ricorda? 

È stata un’esperienza magnifica! Sergio Leone mi affascinava col suo modo di girare le scene. Diffondeva sul set le musiche che faceva comporre da Ennio Morricone prima delle riprese, in modo che da far entrare meglio gli attori nella parte. La colonna sonora di quel film mi accompagna in tutto il mondo in ogni apparizione. 

Nata a Tunisi e vive in Francia, ma la sua nazionalità qual è? 

I miei genitori sono italiani, e precisamente siciliani. Pur essendo nata a Tunisi, la mia cittadinanza è italiana. Non ho mai conosciuto un solo motivo che mi facesse rinunciare a essere italiana. 

Quali e quanti problemi le ha creato essere famosa in tutto il mondo sin da giovanissima? 

Direi nessuno. Non mi ha provocato nessun disagio. Questo lavoro mi permetteva di vivere, almeno sullo schermo, tante vite diverse e non una sola, e questo mi piaceva molto. Per fare il mestiere dell’attrice sono necessarie diverse doti, soprattutto se hai la fortuna di sfondare. Oltre a essere molto forte, devi possedere un buon equilibrio. Se perdi il senso del- la misura e ti monti la testa, è la fine. 

Senso della misura è anche accettare lo scorrere degli anni? 

L’unico consiglio che regalo alle giovanissime attratte da questo mondo è: non ricorrete mai al lifting. Non c’è nulla di peggio che avere un viso uguale a quello di tante altre donne: cosa che puntualmente accade dopo l’intervento dei chirurghi plastici. Anna Magnani a un truccatore, disse: «Non togliere neanche una delle mie rughe, ci ho messo una vita a farmele venire». 

Essere una donna sempre alla ribalta ha sottratto molto alla sua vita privata? 

Ho vissuto nella normalità. La scelta di abitare in Francia mi ha permesso di tutelare la mia privacy. 

Parliamo d’amore: che peso ha avuto e ha tuttora nella sua vita? 

Non mi sono mai sposata e ho amato un solo uomo: il regista Pasquale Squitieri, al quale ho dato una figlia e con il quale sono rimasta in ottimi rapporti. 

Quindi, vive da sola? 

Si. In fondo sono una solitaria. Comunque considero molto importanti i rapporti umani.

Rewind 2016_2023 Articolo pubblicato su Napolinotte nel 2017