
Emanuela Orlandi è scomparsa da 41 anni e questa storia rimane ostaggio di chi ne strumentalizza i segreti per campare, magari ricattare il Vaticano, rimanendo indifferente a quella valanga di dolore che ha travolto la famiglia Orlandi: lo scrive Gianluigi Nuzzi.
Sulla carta mai come oggi dovremo arrivare alla verità: indaga la procura di Roma, inchiesta aperta da parte della Santa Sede, al lavoro una commissione parlamentare d’inchiesta. Eppure, mai come oggi la verità sfugge… C’è l’ex terrorista dei Nar che da Londra annuncia rivelazioni choc e prove di sapere come è andata.Ecco la ragazza francese che grazie alla bilocazione fa arrivare in segreteria di Stato le mappe sotterranee di dove Emanuela sarebbe sepolta in quel di Torvaianica, riesumando così le ormai antiche confidenze di Sabrina Minardi. E, immancabilmente, non poteva mancare all’appuntamento il terrorista turco Ali Agca che dopo aver cercato di ammazzare Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981 ancora si ripropone in veste di super confidente, giurando che la povera Emanuela è in un monastero a Londra, anzi no, in Turchia o forse rinchiusa in un ospedale psichiatrico. Ogni balla è buona pur di avere visibilità, spiega Nuzzi.
Oltre a tutta la famiglia Orlandi, Sgrò dal 2019 difende anche Muguette Baudat, mamma di Cedric, la guardia svizzera che si sarebbe tolta la vita dopo aver ucciso il suo comandante, Alois Estermann, e la moglie, in Vaticano il 4 maggio 1998 nella tristemente nota strage consumata dentro le mura leonine.
(…) Con l’avvocato Sgrò, per la prima volta, il vaticano ha messo a disposizione dei familiari il fascicolo delle indagini e lei ha potuto consultare gli atti, denunciando l’amara conclusione: l’inchiesta è stata condotta assai rapidamente e diversi elementi sulla scena del crimine (dalla perizia balistica alle autopsie) fanno ritenere che Cedric non sia l’assassino ma, al contrario, vittima di chi voleva chiudere rapidamente il caso.
(…) Vero è che (oggi) dietro annunci roboanti di cambiamenti, ricerche di giustizia, disponibilità verso i familiari, segue spesso un disarmante silenzio. Pietro Orlandi denuncia questa politica del miraggio, del passo avanti per poi farne due indietro, appena si spengono i riflettori, ma non si perde d’animo e batte ogni pista gli si presenti.
(…) Troppe volte la pista imboccata ha portato in un vicolo cieco. L’autunno sarà decisivo per la verità su Emanuela, sia la Commissione parlamentare, sia le indagini penali arriveranno alla fase delicatissima dell’indirizzo verso la pista ritenuta più certa e più generosa nel garantire risultati. E non è detto che dietro le quinte Sgrò non stia lavorando per portare nuovi elementi, indizi inediti che possano aiutare nella scelta, afferma Nuzzi.